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Design Patterns, la soluzione ai problemi ricorrenti

Nella scrittura codice e nella concezione strutturale della stessa, ci sono alcune architetture che si ripetono. Per questi processi che, ciclicamente e immancabilmente tornano a riproporsi, è nata e si è sviluppata un’idea: creare un modello in grado di semplificare e automatizzare fasi del processo di scrittura codice.

Stiamo parlando dei cosiddetti Design Patterns che, in DotEnv, utilizziamo continuamente. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Il valore aggiunto dei Design Patterns nella scrittura codice

Tutto cambia e tutto evolve in maniera rapidissima, ma alcuni elementi sono nati per non cambiare mai, perché se lo facessero non avrebbero più senso di esistere. Proviamo a spiegare meglio cosa intendiamo attraverso un paio di esempi.

Immaginiamo una ruota con le razze all’esterno dello pneumatico o una casa con il tetto al livello delle fondamenta. Per quanto sembrino ovvietà, nel momento della progettazione è fondamentale conoscere e tenere in grande considerazione questi schermi ricorrenti. Lo stesso avviene nell’universo della scrittura codice: conoscerli a fondo è importante tanto per impostare correttamente l’architettura software, quanto per semplificarla e automatizzarla in alcuni dei suoi punti chiave.

Tali schemi ricorrenti si chiamano Design Patterns. Si tratta di una serie di modelli riutilizzabili da chiunque che si possono inserire in qualunque codice per la progettazione di qualsiasi software. Il loro "potere" è quello di semplificare il lavoro degli sviluppatori: permettono di non dover cercare ogni volta soluzioni a problemi già risolti (e che, immancabilmente, si riproporranno), ma di utilizzare una sorta di chiave universale capace di automatizzare una precisa fase del codice. Certo, il programmatore avrà sempre un ruolo fondamentale nel processo, ma i Design Patterns lo aiutano sicuramente nella scrittura del codice.

Ecco una definizione universalmente riconosciuta per aiutarti a ricordare come puoi sfruttarli a tuo vantaggio: “una soluzione progettuale generale a un problema ricorrente”.

Le tre categorie di Design Patterns

Nel libro “Design Patterns: Elements of Reusable Object-Oriented Software”, gli autori Erich Gamma, John Vlissides, Richard Helm e Ralph Johnson hanno evidenziato tre diverse categorie di  Design Patterns.

  • Modelli Strutturali, o Structural patterns: si tratta di meccanismi preimpostati per il legame tra le diverse classi. Sostanzialmente, facilitano la progettazione software dato che, mediante il loro utilizzo, è possibile strutturare relazioni tra le classi in modo semplice. Il loro ruolo è quello di tendere alla maggior astrazione possibile, in modo da poter comunicare con altre soluzioni nella maniera più efficace ed efficiente.

  • Modelli Comportamentali, o Behavioral patterns: come suggerisce il loro nome, servono per modellare il comportamento del software; vengono utilizzati per semplificare quelli che altrimenti sarebbero processi complessi di comando e controllo. In pratica, sono Design Patterns in grado di codificare modelli di comunicazione comuni tra i diversi oggetti, a beneficio della flessibilità nella comunicazione tra gli oggetti stessi.

  • Modelli Creazionali, o Creational patterns: sono modelli di progettazione che abbracciano tutte quelle fasi concernenti la creazione di oggetti nel codice. Mediante il loro utilizzo è possibile creare oggetti nel modo più adatto possibile allo specifico contesto, andando a superare tutte quelle difficoltà legate alla complessità di creazione degli oggetti in base al contesto.

Ora che conosci le principali categorie di Design Patterns, vediamo insieme quali benefici portano e a quali svantaggi sono invece associati.

Vantaggi e svantaggi dei Design Patterns

Come avrai intuito, i vantaggi nell’utilizzo dei Design Patterns sono innumerevoli. Prima di tutto offrono la possibilità di reperire e utilizzare soluzioni già ampiamente utilizzate in precedenza, e quindi, valide e collaudate. Di conseguenza, il programmatore risparmierà tempo prezioso, il che si traduce anche in un risparmio economico.

Questi schemi ricorrenti permettono anche una più semplice e rapida comunicazione tra gli sviluppatori impegnati nel progetto e contribuiscono a una riduzione consistente dei tempi di manutenzione di un software sviluppato tramite il loro utilizzo.

Per quel che riguarda gli svantaggi, invece, sono sostanzialmente due. In primo luogo, per utilizzare i Design Patterns occorre un discreto bagaglio di competenze. È vero che semplificano la fase di architettura e, quindi, di scrittura codice, ma per padroneggiarli bisogna sapere dove mettere le mani.

Il secondo svantaggio è che il loro utilizzo potrebbe condizionare le capacità creative di uno sviluppatore, perché l’andare a usare meccanismi già rodati potrebbe inibire la sua propensione alla ricerca e allo sviluppo di nuove soluzioni.

Ora che conosci meglio i Design Patterns, è ora di scoprire come li adoperiamo nel team DotEnv!

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